Carmelo Bonifacio Malandrino

ALFIERO NENA è un artista che è maturato nel silenzio, a contatto con la vita, soffrendo le angosce dell’incertezza e affinando il suo spirito e la sua tecnica nell’uso di un materiale duro e severo, il ferro. Ha affrontato difficoltà anche di forza fisica, superandole con la forza della volontà. Ha dominato il ferro, piegandolo ad espressioni leggiadre, come in certe fantasie di caccia, o a rappresentazioni di potenza, come nel cavallo o in certe figure di Cristo.

Nena ha guardato ai maestri di oggi e di ieri, ma ha scelto la sua strada da solo, perché, nella sua umiltà di apprendere da tutti, ha però un suo carattere preciso, direi da uomo di montagna, che fa valere sempre al momento delle sue scelte. E le sue scelte sono precise: unisce nella realizzazione delle opere quanto di valido c’è nella libertà d’invenzione, d’innovazione che pervade lo spirito di ricerca di tutti gli artisti moderni e, nello stesso tempo, conserva quel rigore di forma e di armonia che è conquista acquisita nei secoli passati.

La ricchezza della sua anima, attraversata da brividi di bellezza pura, come si può notare nei meravigliosi disegni condotti sulla linea modulata con andamento lirico, è soprattutto ripiegata sulla tristezza dell’uomo, sulla sua condizione di sofferenza che raggiunge nel Cristo, uomo tra gli uomini, giusto e maledetto, coscienza nella verità e spirito contro la materia bruta, l’espressione più alta e tragica, da far ricordare Cosmé Tura e Mantegna.

Fra tanto dilagare di glorie abusive e tanto sperpero di acume critico, Alfiero Nena non ancora ha ottenuto la collocazione che si merita. Simpatica la onorificenza di cavaliere per meriti artistici; ma se avrà il riconoscimento, sul piano critico, del suo valore, al posto di tante vantatissime nullità (e si potrebbero fare nomi precisi) forse avremmo oggi un artista libero di creare, senza l’assillo del pane quotidiano. Ha trovato chi l’ha compreso e lo apprezza. Ma Nena può uscire allo scoperto e offrire testimonianze ben mature della sua esperienza di vita e di artista, senza tentennamenti e vane ricerche. Perché sa quello che vuole e quello che vuole è l’arte, l’arte che è l’espressione più alta dello spirito dell’uomo, che attraverso le cose e gli oggetti e la maniera di plasmarli, cerca di scoprire se stesso, e gli altri e il mistero di Dio, per ricordare che un uomo, tra tanti, diverso, è vissuto nel tempo.